La vitamina D, o colecalciferolo, può essere assunta con la dieta o essere sintetizzata grazie all'esposizione del nostro corpo, della pelle in particolare, ai raggi ultravioletti B (UVB). È fondamentale assumere/produrre dosi sufficienti di vitamina D per mantenere la salute di tutti gli organi e dei tessuti e per supportare le funzioni del nostro sistema immunitario nel proteggerci dalle infezioni. Il ruolo più importante della vitamina D è il mantenimento dell'omeostasi (equilibrio) del calcio e del fosforo e la preservazione della salute delle ossa. Tuttavia, la vitamina D può anche avere un ruolo in una varietà di disturbi non scheletrici. In particolare, è coinvolta nella patogenesi di diverse condizioni endocrine come il diabete di tipo 1 e di tipo 2, le malattie surrenali, la sindrome dell'ovaio policistico e i disturbi tiroidei.
Assumere dosi adeguate di vitamina D è importante nei soggetti affetti da disturbi della tiroide, perché questa vitamina è centrale per la corretta funzionalità della ghiandola. Ad esempio, diversi studi indicano che la vitamina D abbia un ruolo specifico nello sviluppo delle malattie autoimmuni della tiroide (AITD). Infatti, la carenza di vitamina D viene diagnosticata più frequentemente nei soggetti affetti da AITD, specialmente in quelli con tiroidite cronica di Hashimoto, una patologia tiroidea nella quale il nostro organismo sviluppa anticorpi in grado di aggredire la propria tiroide provocandone un'infiammazione tissutale cronica.
In particolare, l'associazione tra carenza di vitamina D e tiroidite di Hashimoto è stata diagnosticata più frequentemente nelle donne in stato di premenopausa, suggerendo quindi che la vitamina D possa modulare l'autoimmunità tiroidea attraverso gli estrogeni, i principali ormoni sessuali femminili. Inoltre, nelle donne affette dal morbo di Graves, una patologia associata all'ipertiroidismo e causata da un autoanticorpo che induce la tiroide a produrre un eccesso di ormoni, è stata osservata una relazione tra bassi livelli di vitamina D e aumento del volume tiroideo, suggerendo che la vitamina D possa essere coinvolta nella patogenesi della malattia.
Tuttavia, questi dati sulla correlazione fra carenza di vitamina D e disturbi della tiroide sono ancora preliminari. Infatti è importante sottolineare che ci sono molti fattori in grado di influenzare la concentrazione di vitamina D che non sono sempre adeguatamente considerati. Per esempio, la variabilità dei livelli di vitamina D può essere dovuta a fattori fisiologici (età, indice di massa corporea, ecc.) o a cause patologiche o farmacologiche (sindromi da malassorbimento dei grassi, linfomi, iperparatiroidismo primitivo, uso di anticonvulsivi e farmaci per il trattamento di AIDS/HIV).
In tutti i casi, comunque, è importante tenere ben monitorati i livelli sanguigni di vitamina D. L'intervallo di riferimento è 30-100 ng/mL, quindi livelli inferiori a 30 ng/mL sono ritenuti insufficienti. Nei soggetti affetti da disturbi tiroidei e con insufficienza grave di vitamina D il trattamento farmacologico potrebbe non agire senza l'adeguata presenza della vitamina stessa.
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