Emergenza nucleare e iodoprofilassi: niente panico!

Di certo non si può dire che dimenticheremo troppo facilmente quest’ultimo biennio: prima una pandemia che ci ha portato a rinchiuderci in casa e a rinunciare a parte della nostra vita sociale e ora una guerra, accompagnata da una possibile emergenza nucleare.

Con l’arrivo della pandemia in Italia, all’inizio del 2020, in molti si erano precipitati in farmacia per acquistare integratori con lo scopo di scongiurare (speranza vana, ahimè) l’infezione da COVID-19. Adesso, a distanza di due anni, ci ritroviamo di fronte a un’altra grande paura, l’emergenza nucleare, che sta portando numerosi cittadini in farmacia alla ricerca di preparati a base di iodio.

Perché? Gli integratori a base di iodio ci aiutano veramente a proteggere la tiroide da una contaminazione radioattiva? Facciamo chiarezza.

La tiroide produce gli ormoni tiroxina (T4) e triiodiotironina (T3) che regolano numerose funzioni all’interno del nostro organismo. Affinché la tiroide produca gli ormoni necessari per la nostra salute, è fondamentale provvedere a una corretta assunzione giornaliera di iodio che può avvenire attraverso la dieta, ad esempio utilizzando sale iodato, oppure grazie a specifici integratori. Quando la fornitura di iodio è carente, o veniamo esposti a sostanze che impediscono alla tiroide di assumere lo iodio, la nostra ghiandola non funziona nella maniera corretta: si possono così sviluppare delle disfunzioni.

Nel caso di un eventuale disastro nucleare, lo iodio radioattivo verrebbe inalato e ingerito con gli alimenti, ecco il perché della “corsa” alla iodoprofilassi, cioè la procedura che intende bloccare l’ingresso dello iodio radioattivo all’interno della tiroide. Infatti, come ricorda la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), “lo iodio assunto prima o subito dopo un incidente nucleare può bloccare o ridurre l’accumulo di iodio radioattivo nella tiroide introdotto per ingestione e inalazione”.

Tuttavia, sebbene la paura di un disastro nucleare e delle sue conseguenze sulla nostra salute sia totalmente comprensibile, è giusto chiarire che gli integratori acquistabili in farmacia possiedono dosaggi largamente inferiori rispetto a quelli richiesti per una iodoprofilassi. Inoltre, il fronte di guerra ucraino, è distante rispetto a noi e quindi “il rischio di esposizione a iodio radioattivo è remoto”, come esplicitato dalla SIMG. Il comunicato continua affermando che “è quindi sconsigliata ogni decisione di auto-assunzione di iodio che sarebbe solo fonte di inutili rischi per la salute.” Anche l’Associazione Medici Endocrinologi (AME) dichiara che “l’acquisto compulsivo di integratori e pillole di iodio, a seguito dell’invasione che sta avendo luogo in Ucraina, rappresenta un atteggiamento privo di giustificazione”.

Chi c’era nel 1986, ricorderà di sicuro il disastro della centrale nucleare di Chernobyl che causò, anche a distanza di anni, lo sviluppo di numerosi tipi di cancro, dalla leucemia al cancro alla tiroide: il materiale radioattivo fuoriuscito dal reattore, infatti, contaminò gli alimenti e l’acqua, colpendo non solo le popolazioni locali ma anche quelle dei Paesi limitrofi.

Pertanto, è intuibile come il ricordo di quel terribile disastro, unito al finto allarmismo e alle fake news che girano sul web, non aiuti a mantenere la calma; tuttavia è sempre bene ricordare che prima di assumere integratori a base di iodio è molto importante chiedere sempre il parere del proprio medico perché, anche se in dosaggi bassi, queste preparazioni potrebbero avere degli effetti collaterali o influire negativamente sulla corretta funzionalità della ghiandola stessa.

Fonti

  • Considerazioni sull’uso preventivo dello iodio nelle catastrofi nucleari. SIMG. A cura di Daniele Morini, Erik Lagolio, Lucia Muraca, Ignazio Grattagliano, Claudio Cricelli (Versione 1 del 7/03/2022)
  • Incidenti nucleari e danni da radiazione: focus sulle (appropriate) misure di prevenzione. AME-European Society of Endocrinology. Breaking News nr 6 – marzo 2022